Nel mio cuore nessuna croce manca
Le lettere indirizzate a Bertazzoni documentano che il vescovo offrì notevole e concreto aiuto agli ebrei internati, con gli interventi presso le autorità, l'aiuto personale spesso anche economico, le raccomandazioni rivolte alla Segreteria di Stato, ad ecclesiastici, a laici.
Emerge subito una cosa, messa in risalto dalla trattazione di don Messina, e cioè che nel corso di quegli anni mons. Bertazzoni, egli stesso violentemente colpito dalla guerra nel settembre del '43, scrisse una memorabile pagina nella storia della nostra gente e nella storia della Chiesa adoperandosi in favore delle vittime della guerra e delle restrizioni razziali fasciste contro gli ebrei internati.
La corrispondenza in ASD Pz, Bertazzoni/Ebrei (1940-1943), comprende oltre duecento pezzi e riguarda le necessità e le richieste di ebrei confinati non
Il carteggio non è tuttavia consultabile poiché all’esame delle commissione per la causa dei Santi a disposizione per il processo di canonizzazione del Prelato, possiamo pertanto prendere atto della relazione di chi lo ha studiato e ci riferisce alcune valutazioni sulle numerose le proibizioni, soffocanti i divieti, invalicabili le barriere.
Leggendo la sintesi ben armonizzata dall’autore appaiono ad un attenta riflessione particolarmente inumane due situazioni: l'umiliante povertà denunziata da molti; lo sradicamento e la dispersione forzata di membri delle famiglie; una povertà che sfocia a volte in miseria, fame e disperazione, per un sussidio concesso ad una persona ma insufficiente a mantenere anche le persone conviventi ma prive di sussidio perché "non internate"; o per esigenze di salute nei casi più dolorosi. L'innaturale sradicamento delle famiglie, in secondo luogo. Persone costrette a chiedere continuamente permessi al Ministero od alla Questura per un trasferimento, per la visita da un dentista in altro centro, per una licenza di pochi giorni, per le cure termali, per portarsi nel capoluogo, per una visita specialistica in Ospedale, per implorare un aumento di sussidio governativo……
Emblematica viene presentata la lettera di un gruppo di internati ebrei che da Lagonegro scrivono al vescovo perché appoggi presso il Ministero dell'Interno la richiesta, di cui trasmettono copia, della revoca di un ordine di trasferimento in altra città del nord proprio mentre infuriavano i combattimenti e i bombardamenti nel cuore del Paese, con grave pericolo di vita per tutti loro.
Nel
Tra le carte di quest'epistolario risulta che ci siano solo alcuni e brevi appunti, scritti di pugno del Bertazzoni, qualche biglietto autografo, con poche essenziali notizie, destinato a varie personalità; mentre i suoi numerosissimi interventi presso autorità religiose e civili non hanno lasciato traccia se non indirettamente, nella corrispondenza di ritorno, nelle lettere cioè che accusano ricevuta della segnalazione vescovile e promettono interessamento; oppure in quelle di ringraziamento per il suo intervento. Aveva l'abitudine di scrivere lui direttamente senza lasciarne copia tra le carte. Molti ebrei venuti allora in Basilicata, ricordando la bontà e l'impegno speso dal vescovo per aiutarli, gli scrissero più volte. "Fui molto addolorata – scriveva nel luglio 1941 una internata da Melfi – di non avere avuto il piacere e la fortuna di poterla salutare personalmente per ringraziarla della di Lei grande bontà di cuore e di animo. La sua bontà è per me un ricordo sacro che mi darà sempre il senso di grande felicità". Sempre nel 1941, i fratelli Kurt e Ruth, da Marsiconuovo si rivolgevano "alla Sua Eccellenza il buono Vescovo di Potenza e Marsico!" per ringraziarlo di aver ottenuto di ricongiungersi con la madre. "Abbiamo ricevuto della vostra Eccellenza – scrivevano in un italiano approssimativo – la buona notizia e la santa benedizione. Siamo felici e ringraziamo la Vostra Eccellenza che avete ascoltato così bene le condizioni della nostra cara mamma. Ringraziamenti a Dio che non ha lasciato a noi in grande miseria". Il giorno dopo la morte dell'arcivescovo, nel 1972, il dott. Walter Behrens scriveva alla curia potentina da Roma: "Dall'Osservatore Romano ho appreso che il venerato arcivescovo Augusto Bertazzoni è andato a miglior vita dopo una lunghissima vita totalmente spesa al servizio per la chiesa e per la vera dottrina cristiana. Nella nostra letteratura classica esiste un verso del nostro massimo poeta, J.W.v.Goethe il quale suona: "Nobile sia l'uomo soccorrevole e buono", che è lo stesso ciò che predicò S.Francesco d'Assisi. In verità il Defunto ha vissuto secondo queste massime. Ho conosciuto molto bene il reverendissimo Defunto durante gli anni della guerra tra il 1942 e 1945. Non dimenticherò mai tutto che ha fatto il Vescovo ormai ritornato in Dio per tutti i perseguitati e specialmente per me. Quando fui mandato al carcere di Potenza, avendo curato i malati di tifo (non mi era permesso, malgrado sono medico sia tedesco sia italiano), il Msg. Bertazzoni mi visitò alla prigione. Sembra che è venuto proprio un Angelo custode da me. Fui difatti dopo alcuni giorni dimesso e mandato via a Picerno, dove rimasi fino alla fine delle ostilità. L'ho visto l'ultima volta durante il Concilio Vaticano II a
1 Nell'elenco dei confinati politici, in michele crispino, Storie di confino in Lucania, Osanna, Venosa 1990, pp. 156-157, si registrano solo due internati con la qualifica di "ebreo": i) Janucewskj Emil, di Varsavia, internato a Colobraro, con la moglie e il figlio Andrea, ebreo; 2) La Seta Ugo, di Roma, internato a Colobraro, ebreo.
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3 La corrispondenza in ASD Pz, Bertazzoni/Ebrei (1940-1943), comprende oltre duecento pezzi e riguarda le necessità e le richieste di ebrei confinati non